Ho letto La Svastica sul Sole dopo aver finito la Trilogia della Fondazione di Asimov. Ero entusiasta della fantascienza, di partire per un nuovo viaggio in un mondo distopico in cui la Storia aveva preso una piega diversa e terribile. E invece Philip Dick è stato una delusione.
La Svastica sul Sole non è un libro recentissimo. È stato pubblicato nel 1962 con il titolo originale di the Man in the High Castle, che è un riferimento a un personaggio del libro. Devo dire che il titolo italiano, per quanto lontano da quello originale, non mi dispiace affatto. Attualmente, lo potete trovare edito da Fanucci, con una copertina disturbante.
La Svastica sul Sole, la trama
Ma di cosa parla la Svastica sul Sole? Fin da questa semplice domanda troviamo un problema. Se dovessi riassumere la trama, dovrei raccontare dello scenario in cui si muovono i personaggi e non delle loro vicende, molto meno interessanti. In questo mondo, la Germania e Giappone hanno vinto la seconda guerra mondiale e si sono spartiti il controllo di tutto il mondo, non solo con sfere di influenza, ma con veri e propri possedimenti. Gli Stati Uniti, cioè il setting principale del libro, esistono solo nella parte orientale, sotto il dominio tedesco, mentre la parte occidentale è colonia giapponese ed è chiamata Stati Americani del Pacifico. Rimane una striscia nel mezzo, gli Stati delle Montagne Rocciose, una sorta di zona neutrale tra i domini delle due superpotenze mondiali.
Non vicende, ma personaggi
Per quanto le vicende non siano interessanti, i personaggi sono molto vividi. Potrei obiettare che sia perché oltre a riflettere i personaggi non fanno molto altro, ma tant’è. Ad esempio, Robert Childan, proprietario di un negozio di antiquariato, è quello che preferisco meno, ma che sento di aver conosciuto meglio. La sua ammirazione servile per gli occupanti e il suo razzismo sono evidenti e insopportabili.
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Si capisce che per Dick l’importante sia descrivere la vita quotidiana e i pensieri dei personaggi sotto un regime, qualunque esso sia, e non tanto le vicende storiche che pur accadono nello spazio del libro, ma di cui abbiamo solo un’eco lontana. Non manca un piano simile alla Soluzione Finale che i veri nazisti misero in atto dal 1940, ma di cui non ci vengono raccontati gli sviluppi.
In conclusione, ci ho messo poco a leggerlo, in una settimana ho macinato le 300 e passa pagine. Vuol dire che il libro mi incuriosiva. O meglio, due personaggi in particolare mi incuriosivano: l’irritante Robert Childan e Baynes, un agente del controspionaggio tedesco sotto copertura. Pensavo che da lui sarebbe partito il filone più coinvolgente, ma oltre a una scena con un po’ di tensione sul finale non si trova altro. Per cui, bravo Dick, ma sinceramente la Svastica sul Sole non lo consiglierei: i personaggi non possono reggere da soli un intero libro. Forse è meglio la serie TV di Amazon Prime Video, che infatti sviluppa una trama diversa dal libro.