In Lezioni Americane Italo Calvino condensa i valori letterari che dovremmo avere cura di portare nel terzo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità, con un ultimo capitolo incompiuto sulla coerenza. È un libricino di neanche 150 pagine, ma uno dei più densi che abbia mai letto. Devo tornare indietro ai libri della facoltà di Lettere per trovare qualcosa di simile. Non è stato un libro difficile, ma pieno di significato. Ci ho messo più tempo del previsto per finirlo perché sentivo il bisogno di fermarmi e riflettere su quello che leggevo. 

Lezioni Americane: Italo Calvino illustra i valori letterari

Lezioni Americane è composto dai sei argomenti, uno per capitolo, scelti dallo scrittore per le conferenze che avrebbe dovuto tenere ad Harvard nel 1985, ma che non ha mai tenuto a causa della sua morte per emorragia cerebrale. 

A differenza di altra saggistica che sono solita leggere, per lo più storica, le riflessioni di Calvino sono brevi, ma estremamente dense. Non ci si può perdere una parola. Certo, il pubblico sarebbe stato all’altezza. Disseminate per il libro, inoltre, riferimenti a tutta la cultura occidentale, dai classici di Lucrezio e Orazio, a Dante, fino agli sviluppi della letteratura dell’Otto-Novecento. 

Ho letto due romanzi di Calvino, il cavaliere inesistente e il castello dei destini incrociati. Ho studiato all’università Le Città Invisibili, che purtroppo è ancora là sullo scaffale. Mi piace il suo stile e mi piace che i suoi libri siano brevi. Non sarà il nome di una delle riflessioni, la brevità, ma da tutto il libro emerge che Calvino ambisce all’estrema sintesi che racchiuda il tutto. Infatti, il mio temperamento mi porta allo “scrivere breve”, come dice nel capitolo sulla molteplicità, dedicato al romanzo come rete. 

Questo non impedisce a Calvino di riconoscere i pregi del valore opposto a quello che sostiene. Ecco un altro aspetto che ho accolto con piacere e stupore, il suo non essere categorico. La sua posizione, ad esempio, sull’immaginazione non è assoluta. Non si sente un sostenitore fanatico dell’immaginazione come traduzione in parole di un’immagine mentale, anche se dice apertamente che è ciò che gli succede quando scrive. No, ammette che c’è un’altra posizione e, anzi, che lui stesso oscilli da un opposto all’altro. Non è relativismo, ma l’ammissione che il mondo non è fatto di bianchi e neri, ma da un’infinita varietà non solo di grigi, ma di colori. Anzi, Calvino apre la prima lezione proprio così: 

Dedicherò la prima conferenza all’opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza. Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso d’aver più cose da dire. (p. 7)

Una posizione difficile da sostenere nell’epoca in cui la comunicazione si fa sempre più polarizzata ed estremizzata

Ma il capitolo delle Lezioni Americane che più mi ha fatto riflettere è stato quello sulla visibilità, in cui Calvino discute di fantasia e immaginazione. Quale capitolo migliore per un’aspirante scrittrice? Si apre con la celeberrima frase la fantasia è un posto dove ci piove dentro, parafrasata dal purgatorio Dante. Mi ha sorpreso molto ritrovarmi nelle parole di Calvino: per lui, un racconto parte da un’immagine visuale, che deve essere abbastanza significativa.

Appena l’immagine è diventata abbastanza netta nella mia mente, mi metto a svilupparla in una storia, o meglio, sono le immagini stesse che sviluppano le loro potenzialità implicite, il racconto che esse portano dentro di sé. (p. 90)

Lezioni Americane, soprattutto il capitolo dedicato alla visibilità, è un libro che continuerò a leggere e rileggere, che sono sicura che mi potrà dare sempre nuovi spunti di riflessione. Potrei riportare da questo libro moltissime frasi, da tenere a mente per poter rifletterci sopra, ma ognuna è così legata e concatenata a quelle precedenti che ne perderebbe di significato. Questo secondo me vale per tutti gli aforismi, ma per Calvino in particolar modo. Voglio concludere con un promemoria per tutti coloro che creano: 

La fantasia dell’artista è un mondo di potenzialità che nessuna opera riuscirà a mettere in atto. (p. 99)

Tagged in: