Hai visto anche tu Romulus, la serie di Sky? Sei rimasto sorpreso perché in scena non ci sono i romani che ti aspetteresti? È proprio per questo che ho deciso di scrivere un post e consigliarti due libri + uno che spiegano con leggerezza alcuni aspetti della civiltà che ha fondato Roma. Preparatevi quindi a un impegnativo salto temporale e culturale, nella regione del Lazio dell’ottavo secolo a.C., dove non ci sono ancora i romani in lorica e gladio che immaginiamo.

fondazione di roma Romulus
Wiros, Yemos e Ilia, i protagonisti di Romulus: non sono per niente i romani a cui siamo abituati

Romulus non pretende di ricostruire fedelmente le vicende e l’ambientazione che portano alla fondazione di Roma, anche se si è avvalsa della consulenza di esperti, come Andrea Carandini o Valentino Nizzo, il direttore del museo nazionale etrusco di Villa Giulia. Per quanto io non ricerchi l’estrema fedeltà storica in un prodotto di intrattenimento, i latini in scena in Romulus sembrano più cacciatori del paleolitico che non allevatori e agricoltori dell’ottavo secolo a.C.. Ma è proprio il regista Matteo Rovere a dire di voler costruire una storia di finzione, che però si poggiasse in qualche misura sulla realtà storica, traendo dalle fonti e rimanendo sempre plausibile. Se vi piaciuta la serie, allora apprezzerete anche i tre libri qui sotto.

La fondazione di Roma raccontata da Andrea Carandini, Andrea Carandini

copertina libro la fondazione di roma raccontata da andrea carandini
Nel libro ritroverete anche la leggenda della Lupa e dei due gemelli

Il primo libro che vi propongo è un libello di 80 pagine, scritte da Andrea Carandini, archeologo. Per tanti anni ha scavato nei luoghi di Romolo e dei primi re e il libro è la raccolta delle testimonianze materiali ritrovate. Carandini parte da una tesi ben precisa: la leggenda della fondazione di Roma, come il solco tracciato da Romolo o la stessa data di fondazione, non sono solo invenzioni di fantasia. Infatti, l’archeologo apre con queste parole il libro:

Non credo che la leggenda di Roma sia solo una favola. Credo piuttosto che si tratti di una tradizione in cui verità e finzione sono entrambe presenti e intimamente mescolate.

Purtroppo non abbiamo testimonianze e documenti storici di quel periodo, ma solo resoconti successivi di parecchi secoli. Qual è allora l’unico modo di capire se Romolo è esistito davvero o Roma è stata fondata proprio il 21 aprile del 753? L’archeologia. Carandini cerca di dare le risposte al mito con ciò che la terra restituisce: solchi, brandelli di mura e scheletri di capanne.

All’inizio della lettura, ero di diverso avviso. Per quanto affascinata dalla fondazione di Roma, l’avevo sempre ritenuta una favola e non mi sarei stupita se Romolo non fosse stato una figura storica. Carandini, invece, nel corso dei suoi scavi ha trovato testimonianze che vanno proprio nella direzione di confermare le leggende narrate dagli autori classici.

Ad esempio, sotto le cosiddette pietre terminali, pietre poste in corrispondenza del celeberrimo solco fatto da Romolo, Carandini racconta di aver ritrovato un estremo rituale di fondazione: una bambina con il suo corredo funerario, un sacrificio potente per proteggere una nuova città. Gli oggetti che lo compongono sono databili in un periodo compreso tra il 775 e il 750 a.C., una data incredibilmente vicina a quella che la tradizione attribuisce alla fondazione di Romolo, il 753 a.C.

Oppure la prima cinta muraria, attorno al Palatino, che poteva essere un’infrastruttura commissionata solo da un potere centrale, da un re, che tradizionalmente è indicato con il nome di Romolo. L’archeologia quindi conferma molto di ciò che le fonti classiche ci dicono riguardo la fondazione di Roma. Il mito non è solo leggenda.

Miti romani: il racconto di Licia Ferro e Maria Monteleone

miti romani la fondazione di roma
Miti Romani: il racconto di Licia Ferro e Maria Monteleone

Se con Carandini piantiamo i piedi nella terra e nel fango per analizzare ciò che l’archeologia ci restituisce, con le due ricercatrici dell’università di Siena, Licia Ferro e Maria Monteleone, saltiamo nel mito. È un libro che mi ha fatto cambiare per sempre la prospettiva sulla mitologia romana

Ecco, la mitologia romana, cosa ne sapete? No, i calchi dei miti greci non valgono. Togliete i tradimenti di Giove, le guerre tra gli dei, tra dei e Titani e tra dei e umani. Cosa rimane? Lo dice Maurizio Bettini, molto meglio di quanto mai potrei fare io, nel saggio introduttivo al libro: 

Quando si parla di miti romani, si finisce spesso per guardarsi negli occhi e chiedersi: «ma sono esistiti davvero?» In altre parole: i Romani possedevano miti, alla maniera dei Greci, oppure no? Sulla questione, i nostri padri classicisti sembrano aver nutrito pochi dubbi. I Romani soffrivano di carenze mitiche, al massimo si poteva discutere sulla gravità della sindrome (nessun mito? qualche mito?), ma non sulla sua endemica presenza. 

Possibile? No, infatti. I romani avevano molti miti, ma la loro natura era ben diversa da quella a cui spesso li sovrapponiamo, quelli greci. Dobbiamo quindi partire da una base diversa, da Giano, Saturno e i fauni e le ninfe delle selve che ricoprivano il Lazio di due millenni fa. Un luogo ostile e di difficile comprensione, figurarsi riuscire a dominarlo. Erano quelle forze che tenevano in pugno la vita di un latino e che doveva ingraziarsi con preghiere e offerte. Come si vede nella prima puntata di Romulus, infatti, le persone interrogano gli dei per chiedere cosa fare per avere finalmente la pioggia, tramite gli àuguri, sacerdoti di derivazione etrusca. Qui non posso non fare un collegamento agli antipodi con Asimov e la sua considerazione della superstizione.  

Ferro e Montefeltro, quindi, ci portano nella terra di Giano, abitata da divinità minori a noi così poco familiari, ma così importanti per il romano, anche per quello con cui avremmo più familiarità, magari quello dei primi secoli dopo Cristo. Ognuno di questi nomi presiede un passaggio o un evento della vita umana, con un livello di dettaglio straordinario, come:

  • Lucina, la dea che presiedeva la nascita di un bambino.
  • Vaticanus, che dava il primo vagito al bambino.
  • Rumina, da ruma, che proteggeva le mammelle durante l’allattamento.
  • Cunina, che vegliava sulla cuna, la culla.
  • Semonia e Vervactor, la dea delle sementi e il dio dell’aratura.
  • Promitor e Sterculinius, il dio dei germogli e quello della concimazione.

A parte Lucina, non so quanti avessero mai sentito questo piccolo estratto di nomi.

Erano dèi minori, minuti li chiamavano i romani, ma non per questo meno importanti di quelli maggiori, come Giove, Minerva e Giunone. Certo non avevano santuari, non stavano seduti sui troni, non erano neppure portati a teatro o al circo per assistere ai giochi. Il fatto è che non ne avevano il tempo, non si potevano permettere il lusso di starsene in mezzo alle nuvole in cielo. (p. 22)

Dopo di questo quadro di un tempo idilliaco, approdiamo alle vicende di Enea e di Romolo, i sette re di Roma fino alle figure che si avvicinano di più a un profilo storico, come Lucio Giunio Bruto, Lucio Quinzio detto Cincinnato (il riccioluto) e Marco Furio Camillo, ma anche di figure femminili, come Tarpeia, Virginia e Clelia

Un libro per ripassare le storielle che ci raccontavano da bambini e scoprire che ogni popolo ha una peculiarità unica che non può essere liquidata con una sovrapposizione culturale successiva.

Libro bonus: La storia degli Etruschi di Mario Torelli

la storia degli etruschi di Mario Torelli

Non si può comprendere la Roma antica senza parlare degli etruschi, un popolo dalle origini poco chiare, che due millenni fa si stabilì nell’attuale Toscana. Il libro di Torelli ci fa ripercorrere ciò che sappiamo di questo popolo che, mentre Roma veniva fondata, era già florido. Se però conosciamo quasi ogni fase culturale della città fondata da Romolo, sia per cronache sia per leggende, degli etruschi conosciamo solo ciò che ci riportano i popoli a loro coevi, romani in primis. Non dimentichiamo però che i romani sono stati loro avversari e alcune informazioni non sono affidabili. Inoltre, non conosciamo neanche la loro lingua. Le uniche parole di cui sappiamo la traduzione sono quelle usate in latino, ad esempio persona (maschera) o histrio (mimo).

Non è un libro semplice come i primi due, si capisce già dalla dimensione del carattere, compensato però dalla quantità di figure, mappe e foto dei siti archeologici o dei meravigliosi dipinti che sono rimasti. Può dare però un’idea delle culture che popolavano la penisola italiana prima dell’arrivo di quel caterpiller culturale che è stata Roma che fa capire la ricchezza della diversità.

La Roma delle origini in tre libri

Sono sempre stata appassionata di storia e del periodo dell’antica Roma. Se devo andare nel dettaglio, preferisco la parte della Repubblica e in particolare gli eventi che vanno dalla congiura di Catilina all’assassinio di Giulio Cesare. Ma la leggenda delle leggende mi ha sempre affascinato e così ho deciso di approfondire, partendo da Miti Romani.

Non so dire il perché di questa inclinazione ma di sicuro c’entra Alberto Angela, di cui vedevo i servizi sull’archeologia quando ero piccola insieme a mia mamma, e il Gladiatore, che a 10 anni mi ha fatto innamorare di questa epoca storica.