Il salto di oggi ci porta al presente. Spillover di David Quammen è il libro da leggere quest’anno, proprio durante la pandemia. Un libro scritto nel 2012 che ci fa comprendere meglio il presente, perché espone situazioni con cui, purtroppo, abbiamo familiarità. Già da allora, molti scienziati si aspettavano una pandemia come quella che stiamo vivendo. 

Una copertina tanto semplice quanto inquietante, di un nero opaco con un pipistrello minaccioso con le ali spiegate. Il povero mammifero volante, però, ha pochi motivi per avere un tale rilievo.

Spillover, ovvero il salto di specie

Traducibile con tracimazione, Spillover è un viaggio con David Quammen, autore del National Geographic, tra le più importanti zoonosi, cioè le malattie che compiono il salto di specie da un animale all’uomo. Un librone di più di 500 pagine che in nove capitoli analizza virus e sindromi come hendra, Ebola, malaria, SARS, febbre Q, malattia di Lyme, Nipah, AIDS e, per l’ultima, l’influenza. Sì, arriva dagli animali, in particolare da uccelli acquatici selvatici.

Inutile dire che l’ho comprato per capire qualcosa di più di questo tipo di malattie e del covid-19. Avevo letto, proprio nelle prime settimane di lockdown, un articolo che parlava di questo libro, che spazzava via facilmente tutte le teorie complottiste a riguardo: non c’era niente di innaturale nell’epidemia di coronavirus perché i virus saltano continuamente dagli animali all’uomo, con esiti a volte pericolosi altre volte innocui. Non sapevo bene cosa aspettarmi da un libro del genere, ma, vista la mole, mi aspettavo una trattazione approfondita e un po’ noiosa. Niente del genere.

Il nuovo virus come giallo da risolvere

Il libro si apre con un capitolo che si concentra su un virus poco noto, il virus hendra, comparso per la prima volta in Australia nel 1994. Quammen affronta questo episodio come se si trattasse di un romanzo giallo: descrive il delitto iniziale, cioè la morte poco chiara di alcuni cavalli e delle persone che ne erano venuti a contatto, i principali indiziati, le false piste e chi indaga sul caso. Quello che poteva essere un capitolo su un virus australiano sconosciuto si trasforma in un mistero da risolvere. Il format funziona e si ripete per tutto il libro, con passaggi avventurosi lungo i fiumi del Congo, tra i templi del Bangladesh infestati di scimmie o nei caotici mercati cinesi.

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I due capitoli più lunghi sono dedicati all’AIDS e all’Ebola. Penso che al primo sia stato dedicato il capitolo più lungo, forse anche troppo, per la sua storia peculiare, che ne ha portato a scoprire le origini, databili anche attorno all’inizio del Novecento, circa 80 anni prima che fosse scoperto. Ma è il capitolo dell’Ebola in cui Quammen riesce a trasportarti con lui nella foresta tra Congo e Camerun, a caccia di tracce del virus nelle scimmie. Un capitolo così corposo si spiega anche per il grande impatto che l’Ebola ha avuto sull’immaginario comune, dal libro The Hot Zone al film Virus Letale, con Dustin Hoffman che affronta un tipo di Ebola mutato che si diffonde per via aerea.

SARS e Covid-19: la moda delle specialità selvatiche

Un capitolo su cui nel 2020 ci si sofferma con occhi sgranati è una cena alla fattoria di ratti, dedicato alla SARS. Ecco il “delitto iniziale” da cui parte di solito Quammen: come ha fatto un virus, nato in un particolare contesto del sud-est asiatico, a diffondersi in tutto il mondo in così poco tempo?

Ci sono ancora molte domande irrisolte sul SARS-cov, quello del 2003, ad esempio quale sia l’ospite del virus (no: non sono i poveri pipistrelli). L’autore ricostruisce con precisione quello che sapevamo fino al 2012: cioè che l’epidemia di SARS del 2003 fu scatenata dall’intervento umano, in particolare dalla condivisione di spazi angusti e di pessime condizioni igieniche di animali selvatici in mercati della Cina meridionale. Ma perché mangiarsi la tartaruga gigante malese, zibetti o le civette delle palme?

L’interesse culinario per specie esotiche così strane, soprattutto nel delta del Fiume delle Perle, non ha tanto a che fare con la scarsità di risorse, la fame o qualche antica tradizione, quanto con la recente ricchezza della zona e la nascita di mode e ostentazioni relativamente moderne. Gli esperti di cultura cinese contemporanea la chiamano l’«era delle specialità selvatiche» [yewei, n.d.r.] (p. 196)

E dopo essere stato respirato da un uomo d’affari di Hong Kong, città cosmopolita e collegata a ogni altro grande Paese del mondo, il virus è stato libero di lasciare la Cina e raggiungere il Canada e diffondersi dappertutto.

Purtroppo, questo non accade solo in Cina, ma, secondo Quammen, che riporta alcuni studi, la moda di mangiare specie selvatiche potrebbe essere anche un vettore della diffusione dell’AIDS dalle foreste tra Camerun e Congo fino alle città di Kinshasa e Brazzaville.

Spillover: virus e uomini interconnessi

È proprio questo il cuore di Spillover. È una conclusione a cui il lettore arriva fin dal primo capitolo e Quammen ti dà sempre maggiori indizi per comprenderla: il virus è un essere vivente.

Le circostanze ambientali forniscono opportunità per gli spillover. L’evoluzione le coglie, esplora le potenzialità, dà gli strumenti per tramutare gli spillover in pandemie” (p. 533)

Fin dall’episodio di Hendra, Quammen presenta il virus come un essere in evoluzione e in cerca di condizioni migliori per vivere. Infestare un umano è un incidente casuale, un’occasione che gli viene concessa e da non perdere. Da questo presupposto, è più facile capire che anche i virus fanno parte dell’ecologia del nostro mondo. Siamo tutti interconnessi.

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Qui entra in gioco la nostra responsabilità. Siamo noi umani che andiamo a ficcanasare in ambienti selvatici e incontaminati perché la popolazione è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi cinquant’anni, con standard di vita sempre più alti, con sempre più persone che, giustamente, li pretendono.

Abbiamo aumentato il nostro numero fino a sette miliardi e più, arriveremo a nove miliardi prima che si intraveda un appiattimento della curva di crescita. Viviamo in città superaffollate. Abbiamo violato, e continuiamo a farlo, le ultime grandi foreste e altri ecosistemi intatti del pianeta, distruggendo l’ambiente e le comunità che vi abitavano. […] Siamo tentazioni irresistibili per i microbi più intraprendenti, perché i nostri corpi sono tanti e sono ovunque. (p. 532-533)

La parentesi quadra racchiude tutte le pessime abitudini che favoriscono gli spillover, dal disboscamento di ambienti naturali in favore di campi da coltivazioni o di terreni edificabili, alla caccia di animali selvatici che finiscono in modo poco chiaro e poco igienico in tavola.

La pandemia di covid-19 sta mettendo a dura prova tutti i Paesi del mondo e, a ottobre 2020, la situazione è sempre più critica. Spillover e tanti scienziati hanno già trovato il responsabile di questa tragedia mondiale: l’uomo, con la sua avidità e ingordigia per ciò che pensa di poter sfruttare senza conseguenze.