Quali sono le influenze letterarie in Star Wars? Quali sono i libri che hanno ispirato il film (quasi) indipendente del 1977, diventato uno dei più grandi franchise dell’intrattenimento contemporaneo? Se sono chiari i riferimenti visivi ad Akira Kurosawa, Flash Gordon e ai film western, scopriamo insieme quali testi hanno plasmato l’universo della galassia lontana lontana che ben conosciamo.
Prima di cominciare questo lungo articolo, ci tengo a ringraziare il gruppo Facebook di Droidi Insolenti, di cui faccio parte e in cui ho ricevuto interessanti spunti di riflessione. Grazie cari Droidi, sapete sempre come salvare la galassia!
Star Wars e Isaac Asimov: la space opera
Quando Lucas si tuffò nell’universo fantascientifico, il genere era in pieno fervore. Da circa quarant’anni, autori e riviste sfornavano racconti, libri e fumetti di storie ambientate in un futuro con una componente scientifica preponderante, dai diversi toni e registri. Pensiamo ad esempio a libri come 1984 di George Orwell (1948), Brave New World di Aldous Huxley (1932) e Fahrenheit 911 di Ray Bradbury (1953), che hanno scavalcato il genere a cui sono ascritti e sono considerati capolavori della letteratura.
Accanto a libri più impegnati, però, troviamo anche la cosiddetta space opera, l’epopea spaziale. Qui si possono cominciare a riconoscere i topoi di Star Wars. La meravigliosa Trilogia della Fondazione di Isaac Asimov appartiene proprio a questo genere ed essendo considerato uno dei suoi titoli fondanti Lucas non poteva esimersi dal confrontarsi.
Le influenze letterarie in Star Wars di Asimov si possono individuare in due aspetti distinti della sua produzione. La prima è sicuramente il suo caposaldo, il Ciclo della Fondazione. La prevista caduta dell’impero galattico di Trantor spinge Hari Seldon a creare una Fondazione che custodisca il sapere accumulato fino ad allora affinché non vada perduto nei 30.000 anni di barbarie che aspettano l’umanità. La Fondazione deputata a ciò verrà posta su un pianeta lontano dal centro del potere: la storia si svolge ai confini della civiltà, in una sorta di orlo esterno, svincolata dall’autorità centrale, in cui proliferano personaggi poco raccomandabili.
Come non citare poi la somiglianza tra il pianeta Trantor, sede dell’impero galattico, e Coruscant, la sede della repubblica galattica in Star Wars, due pianeti-metropoli ricoperti di acciaio in cui c’è tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno (tranne la natura, ovviamente).
Il secondo punto di contatto sono gli androidi al servizio degli umani. Ad esempio, C-3PO, il droide protocollare più famoso e logorroico del cosmo, è uno dei personaggi principali e l’unico insieme a R2D2 ad apparire in tutti i film della saga degli Skywalker. L’idea di androide, quella di oggi come quella degli anni Settanta, si basa infatti sui racconti di Asimov sui robot.
Sono poi evidenti le somiglianze tra alcuni personaggi: Hober Mallow, il mercante protagonista dell’ultima parte di Cronache della Galassia, in missione sul pianeta Korell, e Han Solo, il contrabbandiere dal cuore grande nato su Corelia, oppure Preem Palver, il primo oratore della Seconda Fondazione potrebbe ricordare Yoda in alcuni tratti (il grandissimo potere, l’anzianità e la saggezza che i giovani faticano a comprendere). Non considero però queste analogie vere e proprie influenze letterarie, ma si spiegano in un modo di cui parleremo meglio nel paragrafo su l’eroe dai mille volti.
Rimane una differenza profonda tra Star Wars e il ciclo di Asimov. Nella storia narrata nella galassia lontana lontana, soprattutto nella trilogia originale, seguiamo le vicende di due schieramenti ben chiari: i buoni e i cattivi. I buoni sono i ribelli, i partigiani che lottano per la libertà dall’impero; sono i cavalieri jedi, che hanno spade laser blu e verdi e seguono il loro codice d’onore. I cattivi sono vestiti di nero, hanno spade laser rosse e indossano maschere o cappucci per celare la loro identità.
Nel ciclo della Fondazione e nel seguito, non esiste niente di tutto questo: i ruoli non sono ben delineati. Neanche il Mulo, protagonista del secondo libro della prima trilogia di Asimov, può considerarsi totalmente un cattivo. Neanche l’opposizione Prima-Seconda Fondazione può dirsi uno scontro tra buoni e cattivi. Ciò che è importante per Asimov è indagare le paure e le domande dell’animo umano, dal ruolo della scienza alla fede, fino alla moralità e la pericolosità dietro la costruzione di una macchina che impara a pensare. Parleremo meglio della dicotomia di Bene e Male nell’ultimo paragrafo dell’articolo.
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Dune di Frank Herbert in Star Wars: imperi e pianeti desertici
Se Asimov ha ispirato forse solo indirettamente George Lucas, come ha fatto con tutto il genere fantascientifico, penso che con Dune di Frank Herbert, uno dei libri di fantascienza più venduti nella storia, siano più visibili le sue influenze letterarie in Star Wars.
Partiamo proprio dall’ambientazione. Herbert ha studiato approfonditamente la geografia e l’ecologia per dare alla luce un pianeta desertico, Arrakis, in cui nasce la preziosissima spezia, unico carburante per tutta la galassia. Il primo pianeta su cui atterriamo con Guerre Stellari del 1977 è Tatooine. Sebbene il nome sia ispirato a una località in Tunisia in cui era stato girato parte del film, Tataouine, il rimando ad Arrakis è evidente. Una prima conferma di questo legame l’abbiamo proprio in episodio IV, quando C-3PO si guarda attorno e su una duna vediamo uno scheletro di un enorme animale che somiglia a un serpente, un drago Krayt, che richiama per certe abitudini gli Shai-Hulud, i vermi delle sabbie, caratteristici del deserto di Dune.
Inoltre, anche nell’universo di Herbert troviamo una galassia governata da un impero, caratterizzato da una sorta di Medioevo fantascientifico con guerre tra i vassalli dell’imperatore Shaddam IV Corrino. Come in Star Wars, ritroviamo la gilda dei mercanti, una corporazione che cerca di guadagnare un ruolo sempre più centrale nella politica.
Un altro punto di contatto molto forte tra i due universi sono i Jedi e le Bene Gesserit. Entrambi si possono considerare ordini religiosi che fanno uso di un potere sovrannaturale: nel caso dei cavalieri di Star Wars è la Forza, mentre le sacerdotesse-streghe di Dune usano la Voce. Con queste capacità riescono a influenzare il volere e l’agire delle persone che hanno attorno. Questo è chiaro fin dalla trilogia originale, quando Obi Wan convince uno stormtrooper a lasciarlo passare.
Si possono vedere anche collegamenti tra il personaggio di Luke Skywalker e Paul Atreides, ma credo che sia da identificare con il fatto che siano due storie di formazione.
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Gilgamesh e Ulisse come Luke Skywalker: l’eroe dai mille volti di Joseph Campbell
Il paragone nel titolo non è così ardito come immaginate e si può approfondire in l’eroe dai mille volti, dello studioso di letteratura e mitologia Joseph Campbell. Basandosi sugli studi di Sigmund Freud, Carl Jung e Arnold Van Gennep, Campbell analizza nel libro del 1949 la struttura mitologica del viaggio archetipico dell’eroe. In parole povere, Campbell ha trovato somiglianze tra moltissimi racconti mitici e di fondazione, tanto da individuare caratteristiche comune alle storie di molti personaggi, che si potrebbero definire “eroi”: Gilgamesh, Edipo, Budda, Gesù, Ulisse e altri.
Quali sono allora queste somiglianze tra figure che hanno plasmato la cultura di miliardi di persone per migliaia di anni e Luke Skywalker? Il viaggio di questo unico eroe con tante facce diverse si può infatti dividere in tre parti, in cui incontra figure precise che lo aiuteranno o lo ostacoleranno.
- Partenza. L’eroe vive la sua normale vita quando viene chiamato da forze superiori per un’avventura, che in un primo momento in genere rifiuta. Luke, ad esempio, vive la sua pacifica vita su Tatooine senza sapere niente del suo vero lignaggio e della guerra della resistenza contro l’impero. È solo con l’arrivo dei due droidi che la sua vita cambia repentinamente.
- Iniziazione. L’eroe deve formarsi per potersi scontrare con le forze che mettono in pericolo la realtà e che è chiamato a difendere da un mentore anziano. In genere, questa fase si svolge in un mondo altro rispetto a quello in cui ha abitato. Sebbene sia riservato poco spazio in episodio 4, anche Luke viene addestrato a padroneggiare la forza da parte di Obi Wan, il suo maestro. Questo passaggio sarà approfondito in episodio 5 e completato in episodio 6 con l’addestramento di Yoda su Dagobah, un mondo paludoso e ostile che si differenzia da tutti i pianeti incontrati prima.
- Ritorno. Una volta consapevole delle sue capacità e appreso, come lo chiama Campbell, “un trofeo rinnovatore di vita”, l’eroe può finalmente affrontare l’antagonista. Il trofeo, per Luke, è l’aver imparato a gestire la forza. In genere questa fase coincide anche con una riconciliazione con il padre, proprio come succede tra Luke e suo padre Darth Vader.
L’idea di far compiere anche al suo primo protagonista quel viaggio appassionò così tanto George Lucas che coinvolse lo stesso Joseph Campbell nella creazione del film, come si racconta nel documentario l’impero dei sogni.
Un eroe orfano, la chiamata all’avventura, un mentore anziano e una serie di prove da affrontare sono tropi che Campbell identifica in molte storie. È proprio per questo che non credo che i personaggi di altre grandi storie abbiano potuto avere influenze così esplicite nei personaggi di Star Wars. Luke non è un eroe nuovo, come non lo sono Obi Wan Kenobi o Yoda nei panni di mentori, ma sono archetipi su cui la storia di Star Wars plasma i suoi personaggi.
Nel prossimo paragrafo, invece, saliamo a un livello ancora più alto, ma ancora più importante per le influenze letterarie in Star Wars: i testi sacri.
Lato chiaro e lato oscuro della forza: i testi sacri
È riduttivo parlare di “letteratura” quando ci confrontiamo con questo tipo di testi. Tuttavia, voglio inserirli comunque in questo articolo perché credo risulterebbe incompleto senza un focus sul loro argomento centrale: lo scontro tra Bene e Male, caratteristica evidente fin da una Nuova Speranza.
Dalle religioni monoteiste del Medioriente fino alle religioni e filosofie dell’Asia tutte cercano di guidare le persone a vivere rettamente la propria vita, perseguendo il Bene e rifuggendo il Male. Il Male è un percorso più facile da scegliere e che inganna fornendo una via con meno difficoltà: identifichiamo subito questo percorso con il lato oscuro della Forza, che invita i suoi seguaci a lasciarsi andare a tutte le passioni per ottenere ciò che si desidera. È proprio ciò che tenta Anakin Skywalker e che lo conduce nella discesa verso Darth Vader.
Se ci concentriamo sulla trilogia prequel, scoviamo anche l’attesa messianica di un prescelto che avrebbe riportato equilibrio nella Forza. A distanza di 9 film e innumerevoli prodotti, ancora non è chiaro cosa doveva essere l’equilibrio, ma molti jedi concordavano nell’indicare Anakin come quel prescelto. Come la figura di Gesù Cristo, il piccolo Anakin non ha un padre “terreno”. Sua madre confessa a Qui Gon che “non c’è mai stato un padre” e lo ha concepito da sola, si scoprirà solo in seguito grazie alla stessa Forza.
Anakin, purtroppo, non seguirà la via che il suo maestro Obi Wan Kenobi gli insegna, ma sceglierà il lato oscuro per paura di poter perdere la sua Padmé. Nei comportamenti di Anakin si possono individuare alcuni tra i peccati capitali, primo tra tutti l’ira: il massacro dei Tusken su Tatooine o lo sterminio degli younglings. La superbia: Anakin, nonostante la sua giovane età, non ha mai fatto mistero di considerarsi uno dei migliori jedi; la gola: essere diventato uno dei più giovani cavalieri jedi non basta. Vuole sedere nel consiglio jedi e ricevere il rango di maestro, cosa che non gli verrà mai concessa. Sommate, saranno queste le motivazioni che lo porteranno tra le braccia di Palpatine.
Ma non ci sono solo le religioni monoteiste in Star Wars. Proprio la dottrina dei cavalieri jedi richiama le religioni e le filosofie orientali, come il buddismo, l’induismo e il taoismo. Io stessa, praticando di kung fu, mi sono spesso ritrovata spesso a leggere parole di grandi maestri del passato che potevano essere state pronunciate da Yoda.
Molti parlano, pochi capiscono.
Tutti cercano la forza, non il contenuto della forza.
Molti sentono dentro la forza ma non hanno pazienza di aspettare che essa si manifesti nella sua totalità.
Il dualismo tra lato oscuro e lato chiaro della Forza, compresenti ed equivalenti nell’universo, ricordano non solo la lotta tra Bene e Male, come accade soprattutto nella trilogia originale, ma anche i principi di Yin e Yang: questi, secondo la cultura cinese, pervadono l’universo e formano la suprema realtà, T’ai Chi. Non potrebbero esistere l’uno senza l’altro. Con molti e diversi insegnamenti, taoismo e confucianesimo insegnano ad accettare questi due principi, più che esaltarne uno solo. Questa visione dualica della realtà si avvicina all’interpretazione della Forza dei jedi grigi, come Qui Gon Jin, Dooku prima della conversione, Yoda, dopo il fallimento del consiglio Jedi, e Luke Skywalker: nessuno dei due lati prevale e ognuno deve imparare a convivere con entrambi, accettando un’ombra nella luce e un bagliore nel buio. Questo accade perché la realtà, formata da yin e yang, lato chiaro e lato oscuro, è in continuo mutamento e l’allievo deve imparare a muoversi non in una realtà consolidata e immutabile, ma sempre in divenire.
Come sarà anche questo articolo. Sono curiosa di sapere quali altre influenze letterarie avete scoperto nelle vostre riflessioni, per approfondirle e magari integrarle in questa lunga guida su Star Wars.